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Esperienza Formativa a Lucca

UN MODELLO PER LA PRATICA DELL’ALTERNANZA

Sintesi delle due annualità di formazione in aula con i tutor scolastici, di rete e aziendali.

Ha robuste radici il progetto dell’ASL, radici che in questi ultimi trent’anni hanno nutrito i rami di un possente baobab o albero della vita, con cui ci piace identificare la cultura dell’educazione e dell’apprendimento.

Ci riferiamo innanzitutto alla teoria e alla pratica delle intelligenze multiple di Howard Gardner, studioso che ha fortemente ridimensionato il mito - tutto occidentale - delle intelligenze logico-razionale e linguistica negli stili di apprendimento degli studenti, che tanto hanno caratterizzato e spesso limitato le esperienze e i curricula scolastici di molte generazioni. Con studi comprovati da evidenze sul campo, Gardner spegne il fuoco dei fautori di un’educazione e di un apprendimento forzatamente costretti nei solchi misurabili delle intelligenze logico-razionale e linguistica, e offre concrete opportunità a tutti coloro che non risulterebbero abbastanza performanti per i guru dei test che misurano il Quoziente Intellettivo (QI), ma altresì hanno vocazioni più congrue ad altri stili di apprendimento: (…) ritengo che gli esseri umani possiedano almeno otto o nove intelligenze, ciascuna identificabile come (…)il potenziale biopsicologico di elaborare specifiche forme di informazione secondo specifiche modalità. Gli esseri umani hanno sviluppato capacità diverse di elaborare l’informazione, che permettono loro di risolvere problemi e creare prodotti26.

Con questa teoria e pratica Gardner ha spezzato le catene del determinismo scolastico, liberando gli studenti dalla determinazione quasi totale dei loro eventi futuri in virtù di un QI più o meno alto, e quindi in virtù di abilità strettamente connesse con i due tipi di intelligenza normalmente considerati dal nostro sistema scolastico, e più in generale pressoché da tutti i sistemi scolastici occidentali. Ha dimostrato come tale determinismo, che in teoria non ammette deroghe, non sia nella realtà dei fatti, ancorché rilevante, ineluttabile, introducendo a dimostrazione la realtà di un’intelligenza non riducibile a una scala misurabile ma altresì assimilabile a un complesso più esteso di capacità e competenze. Complessità dell’intelligenza multipla, che oltre a quelle citate introduce intelligenze non canoniche come l’intelligenza musicale, quella spaziale, corporeo-cinestesica, naturalistica, esistenziale e ancora, le intelligenze personali, conosciute anche come intelligenze emotive, dai lavori dello psicologo Daniel Goleman27. Non è in queste poche pagine che possiamo approfondire l’applicazione di queste pratiche, che ormai da molti anni sono state recepite nel sistema scolastico di molti Stati americani, modellando un nuovo processo di apprendimento con risultati significativi, soprattutto con gli studenti non così brillanti sul piano di un apprendimento logico-razionale, ma capaci di esprimersi e di costruire le proprie competenze, peraltro ben apprezzate nel mondo del lavoro, in altri ambiti, come quello pratico, naturalistico, musicale e così via. I riferimenti alle teorie di Gardner e di Goleman ci servono altresì per riaffermare che il termine della complessità delle intelligenze multiple è stato un parametro di riferimento, un orizzonte metodologico nel lavoro di formazione svolto per preparare gli operatori tutor alla gestione dell’ASL nella Provincia di Lucca.

L’obiettivo primario di questa parte del percorso di formazione è stato confrontarsi e costruire un modello operativo replicabile di cooperazione e collaborazione. Un luogo di formazione dove i soggetti coinvolti, ognuno nel proprio ruolo - tutor scolastico, tutor di rete e tutor aziendale -, si sono confrontati, hanno discusso, talvolta animatamente, per mettere a punto, nonostante l’appartenenza a diverse scuole di pensiero, una sorta di istruzioni per l'uso, che facilitassero il lavoro operativo dei team nella progettazione, nell’organizzazione e nella realizzazione dell’ASL. Team di lavoro che presentano molte complessità, poiché composti da professionisti (insegnanti, personale di organizzazioni, operatori della formazione e dell’orientamento,) fortemente specializzati nei rispettivi e diversi settori e che si ritrovano a collaborare in modo episodico, durante il periodo dell’ASL. Quindi team di lavoro che più di altri hanno bisogno di superare reciproche diffidenze, di conoscersi meglio, di elaborare un linguaggio comune al fine di individuare una pratica di lavoro condivisa e replicabile, indipendentemente dai soggetti che ne fanno parte. In altre parole, l’integrazione e l’interscambiabilità sono due elementi strutturali imprescindibili perché questo team offra un servizio e un’opportunità di apprendimento agli studenti in ASL che si rivelino significativi, sia dal punto di vista educativo ed esistenziale che per l’acquisizione di abilità e competenze.

L’universo dei tutor coinvolti nella formazione è stato strutturato su operatori provenienti da tre aree della Provincia di Lucca: Piana, Mediavalle-Garfagnana, Versilia: 129 nella prima annualità (2013) e 134 nella seconda annualità (2014), per un totale di 263 tutor così distribuiti:

- I annualità: 43 tutor scolastici, 47 tutor di rete, 39 tutor aziendali per un totale di 129 soggetti.
- II annualità: 47 tutor scolastici, 45 tutor di rete, 42 tutor aziendali totale di 134 soggetti.

Questa parte del percorso di formazione ha previsto, per ogni gruppo, la suddivisione dei lavori in 4 incontri per le due annualità, per un totale di 12 ore di formazione in plenaria per ciascun tutor partecipante. L’universo dei tutor scolastici, con particolare riferimento agli insegnanti provenienti dagli Istituti tecnici e professionali, e dei tutor aziendali ha già avuto esperienze di gestione di stage, con progetti non propriamente di Alternanza, ma più collocabili in una separazione netta tra momenti formativi d’aula e momenti applicativi in stage. L’ASL, invece, intende superare questa visione a favore di una concezione in cui educazione formale, informale ed esperienza di lavoro si combinano in un unico progetto formativo (…) che l’Alternanza Scuola-Lavoro presuppone con un’azione di conversione culturale ed organizzativa molto forte, soprattutto se consideriamo l’attuale assetto dei rapporti tra mondo dell’istruzione e della formazione da una parte e mondo del lavoro dall’altra28. Questa nuova visione indicata dall’ASL è stato un elemento di riferimento nei lavori di formazione, con gruppi sempre formati dalla copresenza di tutti e tre i tipi di tutor.

Come abbiamo ricordato, obiettivo primario di questa formazione è stato individuare una modalità operativa efficiente e replicabile, che possa ispirare i team nella gestione dell’ASL. Per raggiungere l’obiettivo, il programma ha previsto una sezione di lezioni frontali dedicata al team building, specificamente alla conoscenza e al funzionamento dei team di lavoro composti da persone di formazione e provenienza eterogenee, affrontando le problematiche connesse alle diverse mission e ai diversi riferimenti valoriali e professionali constatabili nel confronto tra scuola e azienda. La seconda sezione del programma, invece, ha dato ampio spazio a lavori esperienziali di gruppi di tutor appartenenti alla stessa area (scolastici, aziendali, di rete) e altrettanti lavori esperienziali di gruppi tutor di diversa area per facilitare la reciproca conoscenza e un proficuo confronto.

I lavori svolti sono stati i seguenti:

1. Individuare i bisogni dei singoli gruppi di tutor, con l’obiettivo di condividere e sintetizzare una serie di comportamenti operativi da adottare per:
- timolare collaborazione, partecipazione e scambio d’informazioni;
- stimolare la coesione operativa per favorire il percorso di stage degli allievi;
- favorire il clima positivo nei rapporti professionali tra colleghi e con gli allievi.

Indipendentemente dalla loro area, tutti i tutor hanno individuato nell’organizzazione e nella promozione d’incontri preliminari e periodici durante il periodo dell’ASL uno strumento indispensabile per:

- condividere obiettivi, metodologie e compiti;
- individuare ruoli e referenti;
- rendersi disponibili a un dialogo costruttivo nel rispetto delle esigenze e delle esperienze di tutti.

2. Mettere a fuoco le competenze strategiche per l’efficacia del team, con l’obiettivo di elaborare un modello condiviso che favorisca il percorso di apprendimento e di formazione degli allievi.

Le competenze necessarie individuate sono:

- competenza normativa e conoscenze burocratiche;
- competenza organizzativa e gestionale dei progetti;
- competenza comunicativa;
- sviluppo della conoscenza dei profili attitudinali e caratteriali degli allievi;
- sviluppo della conoscenza del tessuto produttivo territoriale.

Per sviluppare queste competenze i tutor si sono impegnati in una serie d’iniziative, tra cui:

- partecipare a seminari formativi con esperti di settore;
- elaborare regole condivise nelle prime riunioni di team;
- praticare un regolare scambio d’informazioni durante il periodo di ASL;
- individuare un coordinatore di team, definire chiaramente ruoli e metodo e svolgere il proprio incarico nei tempi stabiliti.

E’ emerso, inoltre, quanto sia indispensabile stimolare un maggiore dialogo e scambio tra scuole e aziende, anche con reciproche visite, affinché si conoscano con largo anticipo le competenze richieste dalle varie organizzazioni e queste, a loro volta, partecipino con maggior coinvolgimento e consapevolezza al processo educativo degli allievi tenendo nella dovuta considerazione i bisogni del sistema scolastico. Infine, i tutor si sono impegnati a potenziare la conoscenza dei profili degli allievi, affinché sia più agile orientarli in modo proficuo, tenendo conto delle loro specificità attitudinali e caratteriali, in pratica, applicando i contenuti delle intelligenze multiple. E’ stato possibile realizzare questo lavoro a seguito dell’elaborazione dei profili degli allievi condivisa dai tutor scolastici con i tutor di rete, che possono fornire un contributo tecnico derivante dalla loro esperienza di orientamento e con i tutor d’aula nei vari corsi drop-out, professionali e simili, nonché consentire agli allievi, alla fine del periodo di ASL, di elaborare una valutazione-feedback su come sono stati accolti e gestiti durante il periodo di stage. Queste valutazioni dovranno essere condivise in rete con tutta la comunità dei soggetti coinvolti (scuole, organizzazioni, studenti), perché siano da stimolo per gestire i ragazzi in stage nello spirito dell’ASL. Si ritiene indispensabile anche rinforzare i contatti con le famiglie, promuovendo incontri periodici durante i quali i vari tutor portino le proprie conoscenze tecniche e le proprie esperienze per stimolare i genitori a una partecipazione attiva al percorso di ASL dei propri figli.

3. Scambio di ruoli, indicando le cose da fare per raggiungere gli obiettivi dell’ASL vestendo i panni dei colleghi tutor.

Ogni tutor ha sperimentato un punto di vista diverso dal proprio,calandosi nei panni degli altri tutor (tutor scolastico in quelli di tutor di rete e tutor aziendale e in modo simmetrico in quelli degli altri due tipi di tutor). Un lavoro con lo scopo di rafforzare la disponibilità e la flessibilità nel lavoro di team. I punti più rilevanti emersi sono stati:

- necessità di promuovere una migliore conoscenza delle famiglie, affinché siano correttamente informate sugli obiettivi e sulle modalità dell’ASL e coinvolte in modo partecipativo nell’esperienza di stage dei figli;
- necessità d’introdurre gli allievi nel contesto produttivo dell'azienda (com'è organizzata, il settore di attività, qual’ è il tipo di processo produttivo, gli obiettivi perseguiti), affinché ,fin da subito, i ragazzi siano responsabilizzati e coinvolti nella nuova esperienza;
- necessità di conoscere in anticipo e nel dettaglio i compiti che l’allievo andrà a svolgere, consentendo in questo modo ai tutor scolastici di essere soggetti attivi con le organizzazioni per individuare e offrire un’opportunità più congruente coi bisogni e le attitudini dei ragazzi.

Ogni singolo lavoro si è concluso con una discussione guidata, una riflessione in plenaria sui riferimenti teorici del progetto a cui ha fatto seguito la restituzione a ciascun gruppo dei risultati emersi.

Con questa esperienza formativa i soggetti chiamati a svolgere il ruolo di tutor nelle rispettive aree di competenza sono entrati in possesso, senz’altro, di nuovi strumenti operativi che si sono definiti in modo quasi autonomo, quali risorse per raggiungere gli obiettivi di progetto dell’ASL.

26. Howard Gardner, Formae Mentis, 1983, Milano
27. Daniel Goleman, Intelligenza emotiva, 1995, Milano
28. Manuale Operativo Alternanza Scuola-Lavoro realizzato dal COAP - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Grosseto, 2005, www.coap.info.

L’ALTERNANZA SECONDO LE FAMIGLIE

Esperienze e aspettative del progetto nell’esperienza delle famiglie

Talvolta non è semplice cogliere la dinamica organizzativa del progetto, altre volte prevale l’esperienza positiva vissuta dai figli e si rilancia con proposte, altre ancora si esprimono perplessità... Sono tante e variegate le impressioni delle famiglie che a oggi hanno conosciuto attraverso i figli l’Alternanza Scuola - Lavoro. Ne abbiamo parlato a Lucca organizzando un focus group con famiglie di studenti che hanno frequentato o tuttora frequentano istituti professionali (Giorgi, Pertini) tecnici (Fermi, Carrara, Busdraghi) e Licei (Vallisneri).

Tra le famiglie intervenute emerge l’esperienza multiforme da parte dei genitori con figli che frequentano istituti professionale e tecnici. In questi casi, grazie a una consuetudine pluriennale nella collaborazione tra scuole e aziende, che ha visto consolidare una prassi di stage e di Alternanza con centinaia di studenti coinvolti, le famiglie sono più centrate e informate sui vari aspetti del progetto. I genitori si dicono mediamente soddisfatti per le esperienze dei figli, che vivono questi percorsi con positività. Anzi, in vari casi l’ASL è stata un’opportunità di riscatto, dove i ragazzi hanno espresso un impegno e una dedizione di qualità rispetto a un rendimento scolastico approssimativo, o semplicemente negativo. È in queste esperienze gratificanti sia per i ragazzi sia per i genitori, entrambi delusi da una carriera scolastica scarsa di soddisfazioni, che possiamo cogliere l’efficacia di taluni presupposti teorici nella visione pedagogica del progetto di ASL, quale la teoria delle intelligenze multiple di Gardner1. L’Alternanza diventa infatti luogo ove si acquisiscono e si sperimentano nuove competenze, che rispondono a intelligenze non canoniche, secondo l’assunto di Gardner, come le intelligenze corporeo-cinestesica, spaziale ed interpersonale. In alcuni casi, raccontano i genitori, i ragazzi riprendono la vita scolastica con meno pesantezza, più determinati a concludere positivamente il percorso scolastico coltivando aspettative professionali che l’esperienza in ASL ha stimolato.

Dobbiamo tuttavia rilevare, anche attraverso i racconti delle famiglie, che gli stessi istituti tecnici e professionali con maggiore esperienza di ASL, a oggi hanno operato in una significativa varietà di offerta, ma rispondendo più a una logica di modelli organizzativi propri delle singole scuole piuttosto che a una visione comune e in connessione con le organizzazioni e le caratteristiche dei territori dove si trovano. Ci sarebbe bisogno di maggiore integrazione e scambio di prassi tra le esperienze delle singole scuole. E questo si riflette anche nelle esperienze di alcune famiglie, che se in alcuni casi riconoscono alla scuola di appartenenza una procedura organizzativa efficace, in altri osservano come vi siano ancora complicazioni nella gestione del progetto. In particolare, quello che per i genitori è un problema urgente da risolvere è un eccessivo affidamento che talvolta la scuola sembra fare sulle famiglie per individuare le imprese disposte a ospitare gli studenti, che metterebbe a rischio l’esito del periodo in ASL poiché, si sostiene, la famiglia difficilmente ha una rete di contatti adeguati e si finisce con ripiegare su soluzioni di comodo e comunque scarsamente efficaci.

Allo stesso tempo, nel quadro dell’ASL sui tre anni, si ritiene formativo che gli studenti del quinto anno, pur sempre in collaborazione con la scuola che dovrebbe mettere a disposizione un elenco di aziende, si attivino autonomamente per contattare le stesse aziende e richiedere un colloquio. Le famiglie, infatti, riconoscono come gli studenti diplomati non abbiano mai sviluppato nessuna competenza per sostenere in modo proficuo un colloquio di lavoro. Questo per le famiglie è un elemento penalizzante, soprattutto in una prima fase di ricerca, quando necessariamente le esperienze di lavoro documentabili sono poche o pressoché inesistenti, salvo le esperienze dell’Alternanza, e sarebbe molto importante avere una preparazione specifica per gestire una selezione dove si sia capaci di parlare di sé, dei propri progetti e aspettative. In buona sostanza, nella visione delle famiglie il progetto dovrebbe servire anche ad acquisire conoscenze e competenze per la ricerca attiva di un lavoro post-diploma. Ma non solo, come sostengono le famiglie che intravedono il proseguimento degli studi universitari dei figli: i ragazzi hanno bisogno di queste competenze e abilità, che si rifanno a quella che Gardner chiama intelligenza interpersonale, anche per confrontarsi con una commissione d’esame, con una selezione per un master e in generale per crescere come soggetti attivi e protagonisti della propria vita.

Tra i soggetti che gestiscono i progetti dell’Alternanza, dalle scuole alle organizzazioni alle istituzioni, le famiglie rivendicano un ruolo protagonista. C’è innanzitutto la consapevolezza che i genitori possono svolgere un’azione di positiva persuasione sui figli, contribuendo a un’adesione responsabile al progetto. Si condivide l’importanza di stimolare un costante confronto coi figli durante il periodi in ASL, affinché i ragazzi imparino a elaborare una connessione tra le conoscenze apprese in classe e le competenze richieste dal mondo del lavoro. La famiglia si percepisce come una sorta di acceleratore formativo, affinché i ragazzi sviluppino la capacità d’integrare l’acquisizione di conoscenze di base con competenze tecnico-professionali che siano spendibili nel mercato del lavoro.

Lo sbocco professionale del dopo diploma è comunque l’aspettativa più urgente delle famiglie, indipendentemente dal tipo di scuola. Certamente condizionati dall’attuale situazione socio-economica e dalla persistente difficoltà di uno sbocco occupazionale, i genitori chiedono che i progetti siano innanzitutto funzionali a individuare un’occupazione post-diploma, ancor prima che costruire un percorso curricolare formativo più ricco per gli studenti. Significativo che questa percezione accomuni tutte le famiglie, indipendentemente dal tipo di scuola frequentata dai figli. Per i genitori dei giovani che continueranno a studiare dopo il diploma, infatti, è fondamentale che l’Alternanza stimoli i ragazzi ad acquisire conoscenze corrette sul mondo del lavoro, anche per elaborare una scelta universitaria agganciata a una carriera professionale il meno incerta possibile. Il futuro dei figli non è percepito come un’offerta di possibilità, di esperienze e di speranza. Prevale uno sguardo schiacciato sulle difficoltà del presente, in certi casi un’ansia che rischia di condizionare fortemente, se non soffocare, le scelte e le aspettative dei figli, chiedendo ai progetti di Alternanza, perlomeno in alcuni casi, ciò che non possono e non vogliono essere.

Chiarezza e funzionalità sono in sintesi i termini più ricorrenti emersi nel focus group. Chiarezza degli obiettivi, delle procedure e di ogni aspetto organizzativo del progetto. Molti genitori ritengono che le scuole debbano migliorare in efficienza per rispondere a queste esigenze, ritenendo che spesso la famiglia non è adeguatamente informata o perlomeno sono poche le occasioni per acquisire una visione completa e corretta dei progetti di ASL. Alle scuole dunque la sfida per costruire una comunicazione più forte e puntuale con le famiglie, ma altrettanto importante il compito delle famiglie per rendersi più attive nel prendere parte alle fasi del progetto. Inoltre, se le famiglie con i figli che frequentano istituti tecnici e professionali si ritengono più o meno soddisfatte degli abbinamenti con le aziende, più problematica sembra essere l’esperienza per chi frequenta i licei. Poiché a differenza degli istituti tecnici e professionali non esiste una connessione immediata con le varie possibilità lavorative, per i licei le famiglie chiedono opportunità che consentano agli studenti di acquisire, prima ancora che specifiche competenze, conoscenze utili a sviluppare una migliore consapevolezza del mondo del lavoro utile anche a una scelta universitaria più aderente con i talenti e le caratteristiche personali.

Sulla funzionalità ritorna quanto già ricordato. I progetti di ASL per le famiglie sono fondamentali per lo sviluppo dei ragazzi, purché siano esperienze che aiutino sia ad acquisire conoscenze e competenze, sia a orientarsi in modo concreto verso una ricerca attiva dopo il diploma. In particolare, secondo le famiglie dovrebbero essere privilegiati progetti di ASL che prevedano collaborazione con le aziende che operano in settori imprenditoriali strategici per il distretto dove i ragazzi vivono.